Nues in sa malaitta die
sabato 25 febbraio 2012
Tragifesta
Non è rabbia, non è disperazione. E' voglia di dire a tutti che niente oggi ha senso, non la parata, non la bella giornata di sole, non i costumi né le risate, e neanche il sabato tutto. Tutta la giornata, e tutto ciò che contiene, non hanno veramente senso. Neanche queste righe tutto sommato ce l'hanno. E allora perchè?
Forse in un altro tempo, in un altro luogo, con altre persone, avrei apprezzato lo scorrere dei colori e le grida di felicità che arrivano da quattro piani più sotto, forse se dentro di me ci fosse un po' di tranquillità potrei provare simpatia nel vedere altri che si divertono. Ma non è così. Oggi è un giorno di festa, ma sono troppo invischiato nella mia oscurità per partecipare. E probabilmente è proprio questo che mi fa incazzare: quando me ne libererò non sarà più un giorno di festa, ma una normalissima mattina di un giorno qualunque in un qualunque mese. Non ci saranno parate a salutare il mio buonumore, nè carri colorati che sparano la mia musica dai loro altoparlanti, nè bambini che corrono e lanciano stelle filanti.
Sarà festa soltanto dentro di me, e dentro chi mi sarà veramente vicino.
Ma se non altro possiamo accontentarci.
mercoledì 1 febbraio 2012
Il paradosso della Jazzmaster
lunedì 19 dicembre 2011
Sensi
lunedì 21 novembre 2011
Ci sarà una volta
Cara principessa, ho viaggiato per centinaia di miglia sul mio cavallo ormai esausto e non più tanto bianco per raggiungere questo posto. Lo trovai che era un puledro selvaggio, ma dedicandomi sono riuscito a domarlo e diventarne amico, ed ora dovrò rassicurarlo quando dovrà portare te sul dorso perchè non trovi insolita la cosa. Qui vorrei costruire un castello per te, come quella volta che ne feci uno di carte che a te piaceva tanto, perchè ci misi tanto amore nel farlo che ti sembrava il più bello del mondo. Ma quando si mise a piovere lo perdemmo, e ci rimanesti davvero male. Ed ora hai paura mentre mi vedi cercare ovunque delle rocce solide che possano farci da mura, perchè quando ti portarono in un castello di pietra questo crollò, rischiando di farti troppo male. Ma questo in fondo è il destino delle principesse, rinchiuse in una torre sorvegliata da un drago. Un drago che poi non saprebbe che farsene di una principessa, ma resta lì in attesa del prossimo cavaliere con l'armatura scintillante e lo scudo su cui trionfa lo stemma nobiliare. E quel drago ne ha bruciati tanti, finchè io non sono arrivato col mio elmetto di cartone, ed ho aspettato a lungo che arrivasse il momento buono per portarti via senza che lui potesse accorgersene. Dolce principessa, ti diranno che sei capricciosa, ma so io qual è la verità, ed il motivo per cui venisti con me, che non avevo niente di nobile se non la volontà ed il cuore. Le fanciulle come te talvolta si comportano come il ruolo gli impone, ma quasi mai lo fanno di loro volontà, e capirlo era il segreto per affrontare la prova senza paura. Gli altri cavalieri impavidamente ridevano, ma chissà quanti di loro avrebbero veramente avuto il coraggio di rischiare tra le fiamme per te. Io sarei pronto a sfidare il drago anche se probabilmente non ne sono capace, ma il cuore di un uomo non si misura solo con la sua spada, e questo l'ho capito riflettendomi nei tuoi occhi. Bella principessa, dagli occhi di topazio e i capelli di filo d'oro, tanta è stata la paura di rimanere rinchiusa in quella torre che chiedi ancora di essere salvata anche se qui non corri più pericoli, perchè il drago che non ha più la sua prigioniera svanisce con la prima luce dell'alba e non torna più, ma tu lo vedi ancora in sogno e non ti senti sicura neanche adesso che puoi dimenticare la tua prigione. Adorata principessa, che forse hai un pizzico di nostalgia di quando aspettavi il tuo salvatore, tanto che la tua libertà ti suona come una lira scordata e non ricordi più quale melodia avevi in mente. Vorrei suonare per te e rimettere ogni nota al suo posto, ma soffia ancora un vento forte che disperde il suono, e il tuo sguardo rimane lì fisso a vedere le mie mani muoversi per comporre una canzone ancora muta. Cara principessa, ci sono ancora delle pagine da sfogliare prima del lieto fine, ma chi le sfoglia troppo in fretta finisce per perdere il filo e deve ricominciare tutto daccapo. Ma io non temo, perchè c'era una volta, ma ce ne sarà una migliore.
La sai una cosa?
- Per fare canestro bisogna rilassare le spalle, piegare leggermente le ginocchia, concentrarsi sulla traiettoria della palla, respirare piano e a fondo, e quando si è perfettamente sicuri di dove andrà a finire il tiro, scoccarlo. Il più è farlo velocemente.
- Sono un Grizzly, un orso dal manto bruno e dagli artigli particolarmente importanti che aggredisce l'uomo che gli da da mangiare. Non è cattiveria, ma devo imparare ad essere meno diffidente, altrimenti è inutile che rompo il cazzo con l'estinzione.
- Un cavallo preferisce scappare fino a morire di crepacuore che voltarsi indietro e vedere cosa lo ha spaventato. Personalmente, per quanto ami gli animali, ritengo i cavalli degli idioti.
- In molte (tutte?) palestre, se non ti rompi il naso in combattimento, te lo rompono loro. Quindi, se vuoi fare il pugile, il naso te lo devi rompere in ogni caso.
- L'informatica, o meglio l'elettronica in generale, è basata su un insieme infinito di uno e zero. E basta. Non esiste altro, uno-zero, acceso-spento. Il resto è l'arte del combinarli.
- Secondo una statistica personalmente condotta nella mia testa, ci sono due tipi di piloti: quelli che si ritirano dopo il primo incidente, e quelli che si ritirano dopo l'ultimo.
Speriamo di aver imparato molto in questi mesi di puro orrore, visto che ne ho almeno un altro davanti.
martedì 15 novembre 2011
Qualcuno chiami un antennista
Chi di voi è nato prima della metà degli anni ottanta avrà sicuramente un ricordo abbastanza nitido del televisore nel quale ha visto scorrere i cartoni animati che hanno segnato la sua infanzia. Quei cassoni in legno o finta radica, pieni di pulsanti e manopole gigantesche e pesanti come macigni, avevano un fascino tutto particolare, paragonabile a quello di un caminetto del quale sostituivano la funzione sociale, e talvolta anche quella pratica, vista la facilità con cui la componentistica interna si scaldava e prendeva fuoco.
Vi ricorderete senz'altro anche le difficoltà nel sintonizzare i canali, la mancata ricezione di alcuni, la pessima qualità dell'immagine di altri, ed una generale nebbiolina alla quale si faceva l'occhio ma che in epoca di canali digitali e satellitari ci pare inammissibile. Eppure passavamo ore davanti a quella dannata trappola, cercando di costruire i nostri sogni su quelle immagini e quei suoni, sui campi da calcio infiniti di Holly e Benji e sulle divise colorate di Giochi Senza Frontiere, su pupazzi che presentavano programmi per bambini ed altri pupazzi che presentavano quelli per adulti (chi ha detto "cin cin"?).
Guardandomi allo specchio ieri mi sono sentito un po' come una tv dei primi anni ottanta. Un sacco di bei programmi, una struttura esterna solida, ma con i componenti che si surriscaldano troppo facilmente ed una ricezione pessima, specie sui canali che in questo momento sono più importanti.
Perciò ho bisogno con urgenza di un'antennista che rimetta tutto in sesto e dia anche una rinnovata alla scheda elettronica, altrimenti mi perdo l'ultima puntata del mio telefilm preferito, e potrei non perdonarmelo.